RICERCA SUGLI ANTICHI MESTIERI CHE POSSONO CONSENTIRE UN ALTO TASSO DI INSERIMENTO DI SOGGETTI A RISCHIO DI EMARGINAZIONE SOCIALE
Il progetto regionale IN.TE.S.E. (Inclusione territoriale sviluppo ecocompatibile) approvato dalla Regione Liguria nell’ambito del Progetto ”Tutte le abilità al centro” - Programma operativo ob. “competitività regionale ed occupazione” FSE 2007-2013 ASSE III – Inclusione Sociale , prevede fra l’altro, nell’ambito territoriale di sviluppo del Progetto, la realizzazione di una ricerca sugli antichi mestieri, come base conoscitiva per l’individuazione di azioni di promozione, di sviluppo di professionalità e di iniziative imprenditoriali, in coerenza con gli obiettivi generali del Progetto tesi alla creazione di nuova occupazione.
I luoghi interessati dall’indagine sono i territori dei Comuni promotori del Progetto IN.TE.SE., Comuni di Dolceacqua, Isolabona, Airole, Apricale, Castelvittorio e Bajardo.
La ricerca, affidata alla Coop. La Fenice, è articolata in quattro fasi:
Fase 1 – Analisi socioeconomica del territorio (cenni storici, interviste etc.);
Fase 2 – Individuazione delle botteghe artigiane, loro utilizzo funzionale allo sviluppo dei centri storici e alla funzione produttiva e turistica;
Fase 3 – La trasmissione dei saperi: parte formativa collegata alle attività delle botteghe ed interazione con le scuole del territorio e parte ludico/creativa
Fase 4 – Sostenibilità economico produttiva delle botteghe artigiane attivate
Nella Fase 1 (in fase di attuazione) si è provveduto ad analizzare il settore delle lavorazioni artigianali e l’esperienza storica del territorio.
All’interno delle mura dei tanti borghi e centri storici, molti di origine medievale, nascono preziosi oggetti dalle mani sapienti dei maestri artigiani: fabbri, falegnami e intagliatori, ceramisti, ricamatrici, tessitori, artigiani della paglia e del giunco.
La loro attività è svolta prevalentemente con il lavoro manuale e si caratterizza per il suo forte legame con le origini rurali, con le sapienti tecniche inventate e tramandate di generazione in generazione nel corso degli anni e dei secoli.
La definizione del concetto di antico mestiere e le tipologie di lavoro ricercate dovevano avere, oltre ad un richiamo al passato, anche una organizzazione del lavoro non industriale, ma relativi a piccoli numeri, ad una produzione di nicchia.
Le altre caratteristiche individuate dovevano inoltre essere: una forte componente manuale (il saper fare), un apprendimento del mestiere prevalentemente sul campo e quindi tramandabile, una relazione con il mercato /cliente guidata (in larga parte) dall’offerta (ovvero è chi esercita il mestiere a dettare tempi, regole e modalità della relazione) e non dalla domanda.
Per la peculiarità della ricerca però, gli antichi mestieri individuati avrebbero dovuto essere attività capaci oggi di creare produttività e posti di lavoro.
In questa direzione si è sviluppata:
Una ricerca conoscitiva: abbiamo cercato testimonianze storiche relative agli antichi mestieri attraverso la consultazione di materiale bibliografico. Abbiamo letto fonti scritte sia su supporti cartacei (libri, riviste, opere in biblioteca, ecc.), sia su supporti digitali (internet o riviste digitali ).
Una serie di interviste a testimoni privilegiati. Il requisito principale per l’individuazione dei “testimoni” o “esperti” è stata la loro competenza nella conoscenza del territorio e della realtà locale; essi si pongono anche come esperti che rappresentano interessi più generali (rappresentanti dell’amministrazione pubblica o di categoria ecc ). Sono stati inoltre inseriti nella lista dei testimoni rappresentativi persone con una conoscenza storica del territorio in grado di fornire indicazioni sui lavori artigianali o sugli artigiani presenti.
L’individuazione delle attività artigianali: la lavorazione del ferro, la lavorazione della ceramica, la lavorazione del legno, l’attività del sarto con particolare riferimento alla tecnica del Patchwork, l’artigiano cestaio. Sono state contattate e intervistate diverse figure di artigiani presenti sul territorio chiedendo loro di raccontare il loro lavoro.
Il quadro emerso dalle interviste ha fatto pensare alla reale possibilità di intervenire affinché tali saperi non vadano perduti.
L’ultima fase è stata quindi la ricerca e l’individuazione di un luogo, in particolare di una via (Via Barberis Colomba), all’interno del comune di Dolceacqua, dove potrebbero ritornare a vivere le attività artigianali individuate.
L’idea guida è quella che queste botteghe di mestiere diventino un luogo, non solo di memoria, ma anche di formazione e apprendimento.
La ricerca vuole porre le basi affinché l’amministrazione pubblica e l’intera collettività si prenda a cuore la rivitalizzazione di questi pezzi di lavoro tanto legati al territorio della Val Nervia.
ALLEGATI